STAMPA 25.07.2019: IL GIORNALE DELLA PROTEZIONE CIVILE - Perchè i terremoti nel Museo della storia di Bologna? Intervista a Emanuela Guidoboni

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Perchè i terremoti nel Museo della storia di Bologna? Intervista a Emanuela Guidoboni

 
"Non basta diffondere parametri numerici e indici, occorre comunicare la storia di disastri già accaduti, quanto è già successo nei secoli passati è molto simile a quello che succederà in futuro. Occorre capire bene che siamo sotto scacco di futuri terremoti"

Presentata ufficialmente giovedì 27 giugno,  "Quando Bologna trema" è la nuova sala del Museo della Storia di Bologna (palazzo Pepoli) interamente dedicata ai terremoti, un innovativo punto informativo stabile sui caratteri sismici della città e dell'intera area bolognese, dalla pianura all'Appennino, un'area in cui vive oltre un milione di abitanti.
Responsabile scientifica del progetto, il primo in Italia come punto fisso di informazione, è Emanuela Guidoboni, nota esperta internazionale di sismologia storica. Scopo del progetto è di contribuire a migliorare nella cittadinanza la percezione del rischio sismico, coniugando la visione storica e culturale dei luoghi con i caratteri sismici e i danni subiti.
 Il progetto è stato realizzato con il Centro di documentazione EEDIS - Eventi Estremi e Disastri, di cui E. Guidoboni è co-fondatrice e attuale coordinatrice delle attività. Per gli aspetti geologici, cartografici e strumentali hanno collaborato anche alcuni esperti dell'INGV di Roma, quali Gianluca ValensiseGabriele Tarabusi e Graziano Ferrari, e il geologo Gian Battista Vai, dell'Università di Bologna. Lo sviluppo delle applicazioni multimediali, che hanno grande densità informativa e facile accesso, è stato realizzato da Stefano Fabbri.

L'ultimo forte sisma che ha interessato l'Emilia è stato quello del maggio 2012, quando due scosse di magnitudo 6,0 e 5,9 colpirono le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara e solo in modo marginale alcuni comuni del bolognese. Poco da temere? Al contrario, perché se si guarda ai secoli passati (che per la geologia sono qualche minuto) nell'area di Bologna si sono originate lunghe sequenze sismiche che hanno causato notevoli danni, modificando non solo il patrimonio edilizio dei paesi e della città, ma anche le condizioni di vita di chi ne fu colpito. Dal XII secolo a oggi, sono noti 38 terremoti, che hanno interessato Bologna e la sua attuale area metropolitana. Considerando solo gli ultimi cinque secoli, sono ben 26 i terremoti che hanno arrecato danni alla città e a numerosi paesi dell'area bolognese, tra cui spiccano le crisi sismiche del 1504-1505, 1779-80, 1834, 1881 e 1929. Su 55 Comuni dell'area metropolitana, 33 hanno subito nel tempo effetti sismici: si parla fra l'altro di zone che in passato erano per lo più agricole, ma che oggi sono densamente popolate e sede di molteplici attività commerciali e produttive.

Con questa nuova Sala dedicata ai terremoti si è quindi voluto mettere a disposizione dei residenti, della popolazione scolastica e dei visitatori del Museo i dati scientifici più avanzati, riguardanti la frequenza e le magnitudo dei terremoti di Bologna e del suo territorio e la descrizione dei loro effetti, entro uno straordinario viaggio nella storia culturale, economica e sociale della città.
Il percorso museale si snoda fra pannelli esplicativi, un tavolo touch centrale e due supporti multimediali con diversi approfondimenti: "Che cosa sono i terremoti e perché accadono", le teorie che si sono succedute nei secoli, fino a quella in corso; diverse schede che presentano i personaggi bolognesi che hanno scritto sui terremoti accaduti al loro tempo, a partire dal famoso umanista Filippo Beroaldo il Vecchio. Numerose mappe danno poi una visione complessiva della sismicità del territorio e nel tavolo touch si possono conoscere i danni paese per paese. Non mancano anche dei filmati su alcuni disastri sismici italiani del Novecento.

Di grande effetto e rilievo culturale è poi la mappa interattiva di Bologna con localizzati i monumenti danneggiati dai vari terremoti e la descrizione dei danni subiti. Il visitatore è condotto alla fine del percorso a riflettere sulla necessità /possibilità di difendersi dai futuri terremoti, anche leggendo il pensiero di Leonardo da Vinci e di Pirro Ligorio: quest'ultimo, testimone del terremoto di Ferrara del 1570, elaborò un progetto di una casa resistente ai terremoti, il primo dell'intera area occidentale.

Dott.ssa Guidoboni, storia, scienza e multimedialità per un progetto unico in Italia: da quali considerazioni nasce "Quando Bologna trema" e l'idea di portare il tema dei terremoti all'interno di un museo?

«Nasce dalla constatazione che la popolazione italiana che vive in aree sismiche non è per nulla informata sul rischio a cui è esposta. Creare dei punti stabili di informazione, grafica e multimediale, che siano attrattivi e facili da consultare, è indispensabile e urgente. Il Museo della storia della città da questo punto di vista è uno spazio prestigioso e privilegiato e la Sala si inserisce in un percorso che già sviluppa straordinariamente bene la storia di Bologna». 

La particolarità della sala "Quando Bologna trema" è l'intreccio tra la visione storica della sismicità di Bologna e della sua provincia, la grande molteplicità di dati scientifici sui terremoti, che nei secoli hanno colpito l'area, e le posizioni della sismologia attuale. Ci illustra un po' le motivazioni di questo percorso?

«Ritengo che unire storia e scienza - la scienza dei terremoti del passato e quella attuale - sia un binomio vincente per la comunicazione del tema sismico in Italia. Negli istituti di ricerca abbiamo studiato per decenni i terremoti del passato per valutare la pericolosità sismica del nostro paese, producendo un prezioso patrimonio di dati, che all'estero ci invidiano. E' emersa una storia sconosciuta ai manuali, ignorata quindi dai più, ma molto incisiva e quanto mai persistente, che si è intrecciata con la vita delle comunità, dei monumenti e con la storia urbanistica di paesi e città. Ma a fronte di ciò, finora non è stato fatto quasi niente dalle istituzioni competenti. Invececonoscere il rischio a cui si è esposti è il primo passo per dare risposte adeguate e difendersi da futuri effetti sismici. Non basta diffondere parametri numerici e indici, occorre comunicare la storia di disastri già accaduti.Infatti le dinamiche sismiche cambiano nei milioni di anni, quindi quanto è già successo nei secoli passati è molto simile a quello che succederà in futuro. Occorre capire bene che siamo sotto scacco di futuri terremoti».

Questa iniziativa va nel senso della resilienza al rischio sismico: nonostante l'Italia sia un Paese a elevato rischio, ancora mancano un'adeguata e diffusa percezione e conoscenza: perché?
«Certo la situazione è preoccupante. L'Italia è l'unico paese sismico industrializzato a non avere una politica di prevenzione complessiva e ben definita, a breve, medio e lungo termine. Si è puntato quasi tutto sull'emergenza, ma quasi nulla sulla prevenzione: una situazione a dir poco sbilanciata, costosa e gravida di conseguenze nefaste, che ipotecano il futuro del nostro paese. Ma ben poco si muove: i centri di formazione, la scuola e in primis l'università, non si fanno carico del problema. L'università, in particolare, dovrebbe sapere veicolare questo tipo di conoscenze e mettere a disposizione di tutti gli studenti - futuri insegnanti, amministratori, professionisti, operatori dei beni culturali- leinformazioni necessarie per conoscere i disastri di origine naturale e le loro cause, che sono sia naturali sia antropiche. Infatti le cause dei disastri (e non solo quelli sismici) sono dovute sia ai caratteri geologici dei luoghi, sia all'opera umana, cioè all'uso del territorio e alla qualità dell'edilizia esistente. E' una visione complessa, multidisciplinare, densa di ricadute applicative, ma ancora ristretta solo agli addetti ai lavori».

 In che modo questo progetto può contribuire a far crescere una cittadinanza più consapevole e informata? 
«Questo progetto e la sua realizzazione sono un primo tentativo di segnare un percorso virtuoso, in grado di mostrare come la conoscenza storica e scientifica di ciò che è già accaduto può stimolare riflessioni e risposte nuove e adeguate». 

Un progetto destinato ad ampliarsi nel tempo: quali saranno i prossimi passi?
«I prossimi passi sono ancora da definire. Il Museo di storia di Bologna è un luogo privilegiato di cultura e di saperi diversi, grazie alla guida illuminata del suo presidente, il prof. Fabio Roversi Monaco. La Sala dei terremoti è un'opera aperta a nuovi approfondimenti ed estensioni geografiche. Bologna è anche il capoluogo di una Regione, che ha aree di alta e frequente sismicità (come l'area riminese-forlivese, l'appennino modenese e reggiano, il ferrarese ) e viene spontaneo pensare che il progetto possa estendersi geograficamente e divenire un punto informativo stabile e fruibile per l'intera Regione. Ma per ora è solo una mia idea».

patrizia calzolari
A cura di Ing. Pasquale Francesco Costante
2011.
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